Il germe più frequentemente responsabile delle osteomieliti è lo “staffilococco aureo”.
L’uso indiscriminato di antibiotici determina la comparsa di ceppi sempre più resistenti alle cure. Le fratture si distinguono in due tipi: quelle “chiuse”, cioè quelle in cui l’evento lesivo esterno o i monconi ossei non perforano la pelle, e quelle “esposte”, quelle cioè in cui è stata interrotta l’importantissima barriera difensiva rappresentata appunto dalla pelle.
E’ evidente che, nel caso di frattura “esposta”, la lesione della cute e dei tessuti sottostanti rappresenta una facile via d’ingresso per i germi, che quindi possono causare un processo infettivo anche dell’osso.
Le fratture, in genere, sono causate da incidenti, stradali o domestici, da infortuni sul lavoro o da incidenti durante gare sportive. Questi contesti, però, non rappresentano le sole possibilità durante le quali si può contrarre l’infezione.
Infatti, anche gli interventi chirurgici, seppure si adoperino ferri e materiali sterili e si adottino metodiche e comportamenti corretti, possono rappresentare un’occasione d’infezione; in particolare, in campo ortopedico gli interventi di “chirurgia maggiore” come quelli per l’impianto di protesi di anca o di ginocchio non sono esenti dal rischio di rappresentare l’occasione di una infezione osteo-articolare.
Tale modalità è, altresì, accentuata dall’incremento dell’effettuazione di interventi per protesi articolari anche in età avanzate, un tempo non prese in considerazione per tali tipi di intervento chirurgico.
Patologie concomitanti
Esistono, inoltre, pazienti affetti da patologie concomitanti, come il diabete, le malattie dei vasi sanguigni periferici, le malattie che si accompagnano a uno stato di immunodepressione.
In questi casi, da un lato è più facile che un’infezione si presenti e dall’altro ne è più complicata la cura, avendo l’organismo minori capacità di resistenza.
Il germe che più frequentemente è responsabile delle infezioni dell’osso (le osteomieliti), delle osteoartriti, delle infezioni periprotesiche, è lo “stafilococco aureo”, ma anche altri germi sono coinvolti, singolarmente o in associazione; inoltre, l’uso indiscriminato degli antibiotici, cioè non avendo prima isolato il germe (o non essendo riusciti a isolarlo) e quindi scelto un antibiotico per il quale il germe sia certamente sensibile, determina una selezione dei germi e la comparsa di ceppi sempre più resistenti agli antibiotici stessi.
D’altronde, la possibilità di contrarre un’infezione ossea o osteoarticolare non sarà mai eliminata del tutto, perché i batteri saranno sempre presenti nell’ambiente; anche comportamenti corretti di profilassi igienica e di asepsi durante gli interventi permetteranno di ridurre al minimo il rischio di contrarre un’infezione, ma tale rischio non potrà essere azzerato del tutto.
Spesso il trattamento di pazienti affetti da un’infezione ossea o osteo-articolare richiede più ricoveri, per trattamenti medici o chirurgici, e frequentemente non in un solo ospedale.
Abbiamo dunque a che fare con un gruppo di patologie non infrequenti, non facili da curare, dai costi umani, sociali ed economici rilevanti. Il malato non deve essere e non è lasciato solo.
In questo contesto, è opportuna e positiva un’iniziativa di informazione delle problematiche e di condivisione delle difficoltà.